Infarto a 20 anni: ecco cosa causa attacchi cardiaci nei giovanissimi e come prevenirli

Negli ultimi anni si osserva un inquietante aumento degli attacchi cardiaci tra i giovani adulti, inclusi casi precoci già tra i 20 anni. Se un tempo l’infarto era considerato patologia degli anziani, oggi rappresenta una reale minaccia anche tra giovanissimi apparentemente sani. Tale fenomeno emerge come vera e propria emergenza di salute pubblica sia per frequenza crescente sia per gravi conseguenze sulla qualità e aspettativa di vita. La prevenzione, la diagnosi precoce e la consapevolezza dei fattori di rischio sono quindi indispensabili per ridurre i casi di morte cardiaca improvvisa e attacchi cardiaci tra i giovani.

Cause degli attacchi cardiaci nei giovanissimi

Le cause di infarto a 20 anni sono in parte diverse da quelle tipiche dell’età adulta, e spesso asintomatiche fino a manifestarsi con eventi acuti. Diversi fattori genetici e predisposizioni possono contribuire, ma il ruolo degli stili di vita e di condizioni cliniche acquisite è sempre più centrale.

  • Malformazioni congenite delle coronarie: Le anomalie strutturali delle arterie che alimentano il cuore aumentano la vulnerabilità all’infarto sin da giovane età. Queste coronarie malformate spesso non danno sintomi fino a un’estrema manifestazione clinica.
  • Cardiomiopatia ipertrofica: È tra le più comuni cause ereditarie di morte cardiaca improvvisa nei giovani. L’ispessimento del muscolo cardiaco può portare a ritmi irregolari e blocchi improvvisi, specie sotto sforzo fisico intenso.
  • Anomalie delle arterie coronarie: Disconnessioni congenite nel sistema coronarico impediscono un adeguato afflusso sanguigno durante stress fisico, provocando ischemie e possibili arresti cardiaci.
  • Patologie genetiche rare: Molte condizioni ereditarie possono essere silenti e non diagnosticabili senza indagini mirate, contribuendo a casi improvvisi senza preavviso.

Influenza di stili di vita e condizioni acquisite

  • Obesità, diabete e ipertensione: L’incidenza di queste condizioni nei giovani, legate a cattive abitudini alimentari e sedentarietà, è in crescita, portando a rischi cardiovascolari prima del previsto.
  • Fumo: Sgravi di nicotina e altre sostanze tossiche accelerano l’aterosclerosi e danneggiano il sistema cardiovascolare anche in soggetti molto giovani.
  • Infezioni virali, come COVID-19: Studi recenti evidenziano un aumento del rischio cardiaco anche nei giovani a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2, sia per danno diretto al cuore sia per peggioramento degli stili di vita durante la pandemia.
  • Sedentarietà e smart working: L’incremento di abitudini passive, la perdita di socialità attiva e la riduzione generale dell’attività fisica rappresentano fattori predisponenti non trascurabili.

Gli effetti e il rischio di infarti giovanili

Secondo gli studi più recenti, chi subisce un attacco cardiaco prima dei 40 anni ha rischi equivalenti agli adulti più anziani di andare incontro a recidive, ictus o morte nei successivi anni. In Italia si registrano oltre 6000 casi annuali di infarto tra i giovani. La morte cardiaca improvvisa è il primo fattore di decesso improvviso nei giovani sotto i 35 anni, spesso in assenza di diagnosi precedenti o sintomi d’allarme.

Molti soggetti, inclusi atleti e sportivi, possono manifestare un evento acuto come prima e unica manifestazione patologica. La diagnosi post-mortem non è obbligatoria nei giovani adulti, motivo per cui molte cause genetiche restano sconosciute e il rischio non viene individuato preventivamente.

Prevenzione: strategie per ridurre i rischi

La prevenzione degli infarti giovanili si articola su diversi livelli, con l’obiettivo di agire sia sui fattori acquisiti sia su quelli genetici:

  • Screening e controlli diagnostici proattivi: Le analisi approfondite, come elettrocardiogramma, ecocardiogramma e test genetici nei soggetti a rischio, sono essenziali per individuare anomalie congenite o predisposizioni ereditarie. Particolarmente importante è lo screening nei familiari di vittime di morte cardiaca improvvisa.
  • Educazione sanitaria: La sensibilizzazione sui rischi cardiovascolari nelle giovani generazioni deve partire dalle scuole, promuovendo l’importanza di stili di vita sani, attività fisica regolare e alimentazione equilibrata.
  • Stop al fumo e riduzione del consumo di alcol: Interventi di prevenzione primaria contro il tabagismo sono determinanti per ridurre la probabilità di aterosclerosi precoce.
  • Gestione di patologie precoci: Monitoraggio di valori pressori, glicemici e del peso sin dall’adolescenza, con interventi tempestivi in caso di alterazioni.
  • Promozione dell’attività fisica costante: Occorre incentivare lo sport ed evitare la sedentarietà legata principalmente all’uso eccessivo di dispositivi elettronici e al cambiamento delle abitudini per motivi scolastici o lavorativi.
  • Attenzione alle infezioni virali: Oltre ai rischi diretti sul cuore, indirettamente la pandemia ha favorito abitudini meno salutari che devono essere contrastate con campagne dedicate.
  • Valutazione approfondita negli sportivi: Per chi pratica sport agonistici o attività intensa, è cruciale sottoporsi regolarmente a visite mediche sportive specialistiche che includano anche indagini avanzate.

Gestione delle emergenze e tutela normativa

Nonostante la gravità del fenomeno, la normativa italiana prevede il riscontro diagnostico obbligatorio solo per casi di morte improvvisa nel lattante e nel feto, mentre per i giovani adulti non vi è ancora una obbligatorietà, rendendo incerta l’identificazione delle cause e ostacolando la prevenzione secondaria.

La necessità di una più attenta raccolta dati, maggiore sensibilizzazione pubblica e l’introduzione di leggi specifiche per la diagnosi post-mortem nei giovani sono le basi su cui lavorare per arginare la crescita dei casi di attacco cardiaco precoce.

L’intervento tempestivo con dispositivi di defibrillazione automatica nei luoghi pubblici e l’educazione diffusa sull’arresto cardiaco contribuiscono alla riduzione della mortalità in caso di evento acuto.

Conclusioni e prospettive future

L’aumento degli infarti tra i giovanissimi richiede massima attenzione da parte di medici, famiglie e istituzioni. Occorre promuovere la consapevolezza dei rischi, effettuare screening mirati e adottare uno stile di vita sano sin dall’età adolescenziale. Solo una strategia integrata che unisca diagnosi precoce, educazione alla salute e innovazione normativa può generare una reale diminuzione dei casi di morte cardiaca improvvisa negli anni a venire.

Raccogliere dati, investire nella ricerca sulle malattie cardiovascolari ereditarie e implementare programmi di prevenzione pubblica rimangono tasselli fondamentali per salvaguardare il futuro delle nuove generazioni. In questo scenario, il ruolo delle coronarie e della loro salute emerge come centrale nello studio e nella prevenzione delle malattie cardiache nei giovani: saper riconoscere per tempo sintomi atipici e fattori di rischio può letteralmente salvare delle vite.

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