Vuoi 500 euro in più sulla pensione? Ecco quanto devi versare ogni mese per ottenerla

Ottenere un aumento significativo della pensione richiede un’attenta pianificazione e una corretta valutazione dei versamenti necessari. L’idea di ricevere 500 euro in più al mese una volta raggiunto il pensionamento è perfettamente realizzabile, ma implica alcune scelte chiave: è indispensabile infatti stimare il capitale necessario da accumulare, scegliere la formula di previdenza complementare o integrativa adeguata e valutare con realismo età di partenza, rendimento atteso e impatto dell’inflazione.

Come calcolare l’integrazione: il capitale necessario

Per ricevere 500 euro mensili aggiuntivi con la pensione integrativa, la prima domanda da porsi riguarda l’ammontare complessivo del capitale che dovrà essere accumulato al momento del pensionamento. Il calcolo dipende da diversi fattori:

  • Durata dell’erogazione: quanti anni si intende percepire la rendita (es. da 67 a 87 anni, pari a 20 anni)?
  • Rendimento medio annuo atteso (dopo costi e tasse, ad esempio tra 2% e 3%)
  • Modalità di erogazione: se immediatamente sotto forma di rendita mensile o attraverso prelievi programmati

Per una simulazione semplificata, possiamo ipotizzare una rendita vitalizia immediata che, con tassi di conversione correnti, richieda un capitale compreso fra 110.000 e 130.000 euro per garantire 500 euro mensili per tutta la pensione. Questa stima varia secondo l’età di accesso alla pensione e il rendimento effettivo degli investimenti: più si inizia da giovani, più il capitale cresce in modo esponenziale grazie all’interesse composto. Chi inizia tardi dovrà versare cifre mensili molto più elevate.

Quanto versare ogni mese? Differenze secondo l’età

L’importo mensile consigliato da accantonare per ottenere un’integrazione di 500 euro dipende essenzialmente dall’età di partenza:

  • Chi inizia a 30 anni: può limitarsi a versare circa 100-150 euro al mese, ipotizzando un orizzonte di versamento di oltre 35 anni e un tasso di rendimento medio del 3% annuo.
  • Chi inizia a 40 anni: dovrà considerare almeno 200-250 euro al mese per coprire la stessa integrazione a partire dai 65-67 anni.
  • Chi comincia a 50 anni: la quota sale a oltre 350 euro al mese, con una finestra di accumulo molto più breve.

Questi valori sono una media ponderata, in quanto le reali condizioni personali – dai costi di gestione del fondo, alla propria aspettativa di vita e al livello di rischio sopportato – modificano significativamente la cifra ideale. È importante sottolineare che rimandare l’accantonamento comporta una crescita esponenziale della rata mensile necessaria per raggiungere lo stesso obiettivo di integrazione futura.

Il ruolo della previdenza integrativa in Italia

In Italia, la previdenza complementare si è affermata come strumento-chiave per integrare la pensione pubblica, spesso insufficiente a garantire un tenore di vita soddisfacente dopo l’uscita dal lavoro. Dal 2007, con la riforma Di Pietro, l’iscrizione a un fondo pensione aperto o chiuso è divenuta una delle soluzioni preferite da lavoratori dipendenti, autonomi e professionisti. Le forme principali sono:

  • Fondi pensione negoziali (categorie di lavoratori e aziende)
  • Fondi pensione aperti (gestiti da banche, assicurazioni o società di gestione del risparmio)
  • Polizze individuali pensionistiche

Con un orizzonte di medio o lungo periodo, e approfittando delle agevolazioni fiscali sui versamenti, la previdenza integrativa si rivela uno degli investimenti più efficienti, soprattutto quando si inizia abbastanza presto. Le simulazioni degli operatori suggeriscono che, per garantirsi 500 euro in più al mese dopo la pensione, il capitale da accumulare deve essere proporzionato al reddito e agli anni mancanti al pensionamento, ma il più delle volte oscilla tra il 10% e il 15% dello stipendio netto mensile.

Strategie di versamento: regole e suggerimenti

I principali esperti propongono alcune regole pratiche di risparmio da adottare per chiunque desideri garantirsi una serena vecchiaia:

  • Destinare almeno il 10%-15% del reddito mensile netto al fondo pensione o a una polizza individuale, dal momento in cui si consegue il primo impiego stabile.
  • Aumentare progressivamente il versamento mensile man mano che il reddito cresce, così da compensare sia l’inflazione che l’aumento della speranza di vita.
  • Avere cura della propria posizione previdenziale monitorando il capitale accumulato e l’andamento del rendimento, senza trascurare le commissioni.
  • Usufruire delle detrazioni fiscali, portando ogni anno fino a 5.164 euro di contributi deducibili dal reddito imponibile, secondo la normativa vigente.
  • Valutare lo scenario familiare e le altre necessità finanziarie (mutui, figli, imprevisti), scegliendo una soglia minima di versamento non inferiore al 5-7% del reddito.

Una pianificazione previdenziale corretta richiede inoltre di considerare i rischi legati alla sola pensione pubblica, che oggi difficilmente supera il 60-70% dell’ultima retribuzione per la maggioranza dei lavoratori. Integrare regolarmente, anche con cifre modeste ma costanti, può fare la differenza nell’arco di venti o trent’anni.

Altre integrazioni: trattamento minimo e sociali

Un tema diverso, ma spesso confuso con la previdenza integrativa privata, riguarda gli incrementi di natura sociale riconosciuti dall’INPS sulle pensioni molto basse. Esiste infatti un meccanismo di integrazione al trattamento minimo: coloro che percepiscono assegni mensili inferiori alla soglia fissata (603,40 euro per il 2025), e rispettano determinati limiti di reddito e anagrafici, possono richiedere l’adeguamento al cosiddetto “minimo INPS”. In alcuni casi, al compimento di una certa età e con ISEE particolarmente basso, si può ottenere il cosiddetto “incremento al milione”, ovvero un aumento mensile di 135 euro.
Tali integrazioni tuttavia non sono automatiche e non costituiscono una strategia previdenziale personale, ma un supporto straordinario per situazioni di fragilità economica.

Per chi invece vuole programmare un’integrazione consistente come 500 euro aggiuntivi al mese, è fondamentale far ricorso a strumenti di previdenza complementare o ad altre soluzioni di risparmio a lungo termine, a partire da fondi pensione fino a piani di accumulo personali.

In conclusione, per ottenere 500 euro in più sulla pensione bisogna partire presto: versando cifre modeste se si è giovani, o importi più impegnativi se si comincia in tarda età lavorativa. Solo una progettazione disciplinata dei versamenti mensili, monitorata negli anni e adattata alle proprie esigenze, garantirà una vecchiaia serena e priva di brutte sorprese economiche.

Lascia un commento