Hai trovato questa moneta da 100 lire del 1979? Ecco quanto vale davvero oggi sul mercato

La moneta da 100 lire del 1979 è un interessante oggetto numismatico, molto comune nelle case degli italiani, che suscita fascino sia tra i collezionisti sia negli appassionati di storia economica. Nel 1979 la Zecca italiana coniò due principali varianti: la celebre “Minerva” e la commemorativa FAO “Nutrire il Mondo”, emessa in occasione della Giornata delle Attività FAO. Comprendere il reale valore di queste monete oggi richiede attenzione alle caratteristiche, alle tirature e, soprattutto, allo stato di conservazione.

Le due varianti: Minerva e FAO

La classica 100 lire “Minerva” venne massicciamente prodotta tra il 1955 e il 1992, con una tiratura record proprio nel 1979, pari a oltre 351 milioni di esemplari. Tale abbondanza ne rende il valore commerciale attuale molto basso, poiché si tratta di una moneta estremamente diffusa. Secondo gli appassionati e i numismatici, il valore di una 100 lire Minerva del 1979 in condizioni normali si aggira attorno a pochi centesimi; anche un esemplare in perfette condizioni (“fior di conio”) difficilmente supera un valore simbolico, data la mancanza di rarità e interesse collezionistico.

L’altra variante significativa è quella emessa per celebrare la Giornata delle Attività FAO, dedicata al tema mondiale dell’alimentazione. Questa versione, denominata comunemente “FAO 1979”, presenta al dritto la raffigurazione di una vacca che allatta il suo vitellino, sormontata dalla scritta “NUTRIRE IL MONDO”. Sul rovescio è raffigurata una testa di donna con trecce, su cui campeggia la dicitura “REPVBBLICA ITALIANA”. Anche per questa emissione il numero di pezzi prodotti fu elevatissimo: 100 milioni, rendendola ancora una volta una moneta regolare, non rara.

Caratteristiche tecniche e simbolismo

Le due versioni, pur differenziandosi per la grafica, conservano dimensioni e composizione fisica identiche: diametro di 27,8 mm, peso di 8 grammi, materiale acmonital (lega di acciaio inossidabile), bordo rigato. Queste specifiche sono tipiche del conio italiano dell’epoca, pensate per garantire lunga durata e resistenza della moneta alla circolazione. Nel caso della commemorativa FAO, il messaggio di solidarietà alimentare e di progresso sociale viene ribadito dall’iconografia scelta, coerente con le campagne dell’omonima organizzazione internazionale, impegnata contro la fame nel mondo.

Quotazione attuale sul mercato

Passando al valore attuale, la realtà del mercato numismatico è piuttosto chiara e condivisa dagli esperti. La 100 lire Minerva del 1979 – proprio per l’estrema diffusione e l’assenza di serie iniziali o errori di conio noti – vale generalmente tra pochi centesimi e zero, a meno che non si abbia tra le mani un esemplare in condizioni assolutamente perfette, mai circolato e senza il minimo difetto. Anche in tal caso, il valore resta poco significativo, confermando la natura di “moneta comune”.

Diverso è il discorso per la 100 lire FAO 1979. Sebbene sia anch’essa una moneta di grande tiratura, il suo status di commemorativa le conferisce un minimo margine di interesse. Le valutazioni più aggiornate riportano che un esemplare in fior di conio (statisticamente raro rispetto ai milioni circolanti, ma non impossibile da reperire presso commercianti specializzati) può valere fino a 2 euro. Tuttavia, esemplari manipolati, usurati o semplicemente non perfetti hanno un valore vicino allo zero. La valutazione dunque dipende quasi esclusivamente dallo stato di conservazione, e non dal mero possesso della moneta stessa.

Curiosità storiche e aspetti collezionistici

Oltre al mero valore di scambio, queste monete raccontano una parte importante della storia economica e sociale dell’Italia del Novecento. Le 100 lire hanno rappresentato per generazioni una piccola ma significativa porzione di potere d’acquisto: negli anni Settanta e Ottanta bastavano per comprare una bibita, alcuni giornali o un pacchetto di figurine. Questo valore simbolico fa sì che ancora oggi molti collezionisti le cerchino non tanto per il loro ritorno economico, quanto per alimentare la passione per il passato e per la storia della lira italiana.

Il mondo del collezionismo di monete, o numismatica, presta grande attenzione alle rarità, alle varianti di conio, ai difetti di stampa e alle condizioni di conservazione (dalla comune alla Fior di Conio). Tuttavia, per quanto riguarda le 100 lire del 1979, la presenza di tali caratteristiche eccezionali non è documentata, rendendo la maggioranza degli esemplari di scarso interesse economico. La curiosità resta soprattutto culturale, poiché richiama ricordi familiari, infanzia e vita quotidiana di un’altra epoca.

Come conservare e riconoscere le 100 lire di valore

  • Mantenere le monete in bustine di plastica trasparente o album specifici per evitare graffi e ossidazione.
  • Evitare di pulire le monete: la pulizia aggressiva può diminuire il loro valore anche in presenza di lievi impurità o patina naturale.
  • Riconoscere la versione FAO osservando la scena “Nutrire il Mondo”, il simbolo FAO e il riferimento all’anno 1979.
  • Per il valore massimo, la moneta deve essere “fior di conio”: nessun segno d’usura, nessun graffio, nessun ammaccatura.

Chi fosse interessato a vendere o acquistare questi esemplari può rivolgersi a negozi di numismatica, aste online, mercatini specializzati, facendo sempre attenzione alla corretta identificazione dello stato di conservazione e alla trasparenza del venditore.

Conclusione: tra affetto, collezionismo e realtà di mercato

In sintesi, la 100 lire del 1979 – sia nella versione classica Minerva sia in quella commemorativa FAO – rimane una moneta accessibile e ricca di significato storico, ma con un valore economico limitato, legato quasi esclusivamente allo stato di perfetta conservazione. Solo la versione FAO, se perfetta, può toccare i 2 euro, mentre tutte le altre restano nella categoria delle monete comuni. Il vero valore di queste monete, per la maggior parte degli italiani, è dunque simbolico, legato alle memorie e all’identità collettiva del Paese.

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